The only left that wins is the one that unites workers' rights with Swiss neutrality!
On 3 April 2023, the results of the parliamentary elections in Canton Ticino, the southern, Italian-speaking region of Switzerland, were published. In 2019, the Communists had won a full seat and only thanks to the remnants did we barely reach the second seat. The goal we had set ourselves for this election round was to maintain and consolidate the two Communist seats. The Communist Party had proposed an alliance with the regional section of the canton of Ticino of the Swiss Labour Party and had campaigned on three issues in particular: the defence of Swiss neutrality against sanctions against Russia and rapprochement with NATO; the promotion of workers' rights and the protection of public service and the role of the state in the economy against all forms of privatisation and economic liberalisation.
The votes for the renewal of the parliament were positive for us: we won new voters and the communist list came close to 2 per cent of the vote, which allowed us to secure our second seat in parliament. The consensus for the Communists increased in all urban centres in Italian-speaking Switzerland: in the city of Lugano, compared to 2019, it rose from 1.3% to 1.8%. In Bellinzona - the capital of the canton of Ticino - we rise from 1.45% to 2.2%. In the city of Locarno the Communists increase from 1.9% four years ago to 3.3%. Even better in Chiasso, on the Italian border, where it is rising from 1.5% to 3.4%.
Those elected were the two outgoing MPs: Comrade Massimiliano Ay, Secretary General of the Communist Party (Switzerland) and Lea Ferrari, member of the Communist Party Political Bureau. On the wave of the collective, compact and determined militant commitment carried out over the last few months, we can therefore say with great satisfaction that we have achieved all the goals we set ourselves at the beginning of the election campaign!
The unity of the communists has therefore paid off; the Communist Party's work of taking root in the territory and the work of serious and proactive opposition both in the municipal councils and in parliament by our deputies has been appreciated, and the watchwords on which we consistently insisted in the election campaign (neutrality, labour and public service) have been correct and in harmony with the sentiment of the population. Communists have been able to read reality and build a mass line adapted to the real country, rejecting the extremist and inconclusive contestation of the Trotskyists, but also breaking out of the self-referentiality of a snooty, elite and intellectualist social-democratic and ecologist left. In short, we preferred to return to connect instead with the working class and the peasantry, while also maintaining the historical link with the students among whom we have been very present for years.
The past year, particularly with the war in Ukraine, has been extremely difficult for communists. We have had to face a heavy anti-communist climate of political and media attacks on the credibility of our Party and its militants only because we did not succumb to Russophobia and praise the Ukrainian regime and instead maintained a consistent posture in favour of Swiss neutrality and against Atlantic imperialism. The trotskyist leader even went on television accusing our Secretary General of being an agent of the Putin government, and this without any confrontation. In spite of opportunistic attempts by social democrats, ecologists and trotskyists to isolate us in the labour movement, to punish us for taking a strong stand against NATO and the EU, the population gave a clear signal not only of their confidence in us, but also showed courage in supporting a list that without ifs and buts denounced the arms race and the war policy to which Berne and part of the left has also genuflected.
The candidates and militants have shown not only great commitment over the last few months, but also courage: despite threats and the blackmail for not bowing down to the attempts to 'Ukrainianise' our country, the Party members have remained compact and united, following with discipline the indications of the Party's Central Committee and its choices have turned out to be far-sighted and in tune with the real country.
At our public meetings, albeit modest in numbers, scattered across the territory, some workers who had voted rightwing parties in the past but now recognised themselves in our political proposal also came, and there were even young farmers and cattle breeders who decided to actively campaign for the Communists in a sector - agriculture - that is complicated for us and abandoned by the Left, which for years wanted to chase 'green' fashions. The reason is to be found in our campaign that led to the inclusion of the principle of food sovereignty in the Constitution of the Republic and Canton of Ticino, in our campaign for public financial support for winegrowers, and in our fight against the reintroduction of large predators (wolves) that create problems for livestock farmers. In addition, we opposed free trade agreements that would put local agricultural production at a disadvantage.
We will remain faithful to this political line that combines social and working class rights with Swiss neutrality and national independence. We will now give priority to strengthening the organisation of the Party on the ground, always with humility and listening to the people.
L’unica sinistra che vince è quella che unisce i diritti dei lavoratori alla neutralità svizzera!
Lo scorso 3 aprile 2023 sono stati pubblicati i risultati delle elezioni politiche del Cantone Ticino, la regione meridionale e di lingua italiana della Svizzera. Nel 2019 i comunisti avevano conquistato un seggio pieno e solo grazie ai resti avevamo raggiunto a fatica il secondo seggio. L’obiettivo che ci eravamo posti per questa tornata elettorale era quello di mantenere, consolidandoli, i due seggi comunisti. Il Partito Comunista aveva proposto un’alleanza alla sezione regionale del Canton Ticino del Partito Svizzero del Lavoro e aveva condotto una campagna elettorale insistendo in particolare su tre temi: la difesa della neutralità svizzera contro le sanzioni alla Russia e l’avvicinamento alla NATO; la promozione dei diritti dei lavoratori e la tutela del servizio pubblico e del ruolo dello Stato in economia contro ogni forma di privatizzazioni e liberalizzazione economica.
I voti per il rinnovo del parlamento sono stati per noi positivi: abbiamo conquistato nuovi elettori e la lista comunista ha sfiorato il 2% dei consensi, il che ha permesso con sicurezza di mantenere il secondo seggio in parlamento. I consensi per i comunisti sono cresciuti in tutti i centri urbani della Svizzera Italiana: nella Città di Lugano rispetto al 2019 saliamo dall'1,3% all’1,8%. A Bellinzona - capitale del Canton Ticino - dall'1,45% si passa ora al 2,2%. Nella Città di Locarno dall'1,9% di quattro anni fa i comunisti salgono al 3,3%. Ancora meglio a Chiasso, sul confine con l'Italia, dove si passa dall'1,5% al 3,4%.
Gli eletti sono i due deputati uscenti: il compagno Massimiliano Ay, segretario generale del Partito Comunista (Svizzera) e Lea Ferrari, membro dell’Ufficio politico del Partito Comunista (Svizzera). Sull’onda dell’impegno militante collettivo, compatto e determinato portato avanti negli ultimi mesi, con grande soddisfazione possiamo quindi dire di aver raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo posti all’inizio della campagna elettorale!
L’unità dei comunisti è stata quindi pagante; il lavoro di radicamento sul territorio del Partito Comunista e il lavoro di opposizione seria e propositiva sia nei consigli comunali sia in parlamento ad opera dei nostri deputati è stato apprezzato e le parole d’ordine su cui abbiamo coerentemente insistito in campagna elettorale (neutralità, lavoro e servizio pubblico) sono state corrette e in sintonia con il sentimento della popolazione. I comunisti hanno saputo leggere la realtà e costruire una linea di massa adeguata al paese reale, rigettando la contestazione estremista e inconcludente dei trotzkisti ma anche uscendo dall’autoreferenzialità di una sinistra socialdemocratica ed ecologista, spocchiosa, d’élite e intellettualistica. Abbiamo insomma preferito tornare a connetterci invece con la classe lavoratrice e i contadini, mantenendo però anche lo storico legame con gli studenti fra i quali siamo da anni molto presenti.
L’ultimo anno, in particolare con la guerra in Ucraina, è stato particolarmente difficile per i comunisti. Abbiamo dovuto far fronte a un pesante clima anti-comunista fatto di attacchi politici e mediatici contro la credibilità del nostro Partito e dei suoi militanti solo perché non abbiamo ceduto alla russofobia e non abbiamo lodato il regime ucraino e anzi abbiamo mantenuto una coerente posizione a favore della neutralità svizzera e contro l’imperialismo atlantico. Il leader trotzkista è persino andato in televisione accusando il nostro segretario generale di essere un agente del governo Putin e ciò senza nessun contraddittorio. Nonostante i tentativi opportunistici di isolarci nel movimento operaio da parte di socialdemocratici, ecologisti e trotzkisti, per punirci per esserci schierati con forza contro la NATO e l’UE, la popolazione ha dato un segnale chiaro non solo di fiducia nei nostri confronti, ma ha anche dimostrato coraggio nel sostenere una lista che senza se e senza ma ha denunciato la corsa al riarmo e la politica bellicista cui anche Berna e parte della sinistra si è genuflessa.
I candidati e i militanti hanno dimostrato non solo un grande impegno durante gli ultimi mesi ma anche coraggio: nonostante le minacce e i ricatti per non esserci piegati ai tentativi di “ucrainizzare” il nostro Paese i membri del Partito sono rimasti compatti e uniti, seguendo con disciplina le indicazioni del Comitato Centrale del Partito e le sue scelte si sono rivelate essere lungimiranti e in sintonia con il paese reale.
Ai nostri comizi, per quanto modesti numericamente, sparsi sul territorio sono arrivati anche alcuni lavoratori che in passato avevano votato a destra ma che oggi si riconoscevano nella nostra proposta politica, e ci sono stati addirittura giovani contadini e allevatori di bestiame che hanno deciso di fare attivamente propaganda per i comunisti in un settore – quello agricolo – per noi complicato e abbandonato dalla sinistra che per anni ha voluto inseguire le mode “green”. Il motivo è da ricercare nella nostra campagna che ha portato a inserire il principio della sovranità alimentare nella Costituzione della Repubblica e Cantone Ticino, alla nostra campagna a favore di un sostegno finanziario pubblico a favore dei viticoltori e nella nostra lotta contro la reintroduzione dei grandi predatori (lupi) che creano problemi agli allevatori. Inoltre ci siamo opposti agli accordi di libero scambio che avrebbero messo in difficoltà la produzione agricola locale.
Resteremo fedeli a questa linea politica che unisce i diritti sociali e i diritti della classe lavoratrice alla neutralità svizzera e all’indipendenza nazionale. Daremo ora priorità a rafforzare l’organizzazione del Partito sul territorio, sempre con umiltà e all’ascolto delle fasce popolari.