13° IMCWP - Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai - Atene 9-11/12/2011
Contributo del Partito Comunista d'Irlanda
Eugene McCartan, Segretario Generale
Compagni,
La crisi del capitalismo, dell'imperialismo, ha posto seri interrogativi per il movimento dei lavoratori nel mondo. Le vecchie questioni circa la rivoluzione contrapposta alle riforme sono divenute ancora una volta un tema spigoloso all'interno del movimento dei lavoratori. La crisi del sistema, le profonde contraddizioni, finanziarizzazione e stagnazione hanno ora chiuso la porta ad una soluzione socialdemocratica. Le forze imperialiste fanno ricorso a guerre e all'intensificazione dell'aggressione.
- La crisi del capitalismo monopolistico europeo
L'impatto della crisi sull'Irlanda
Le misure di austerità, imposte dalla "troika"esterna UE-BCE-FMI in collaborazione con la troika interna del Fine Gael, il Partito Laburista, ed il Fianna Fáil, impongono ingenti tagli nella spesa pubblica: € 3,5 miliardi quest'anno, € 3,7 miliardi l'anno prossimo, un totale di € 20 miliardi fra il 2011 ed il 2015. Vi è un imponente debito collettivo socializzato di € 140 miliardi.
La disoccupazione di massa è diventata una caratteristica permanente della società irlandese, che raggiunge il 14 per cento. Se a questi aggiungiamo l'emigrazione, la disoccupazione raggiungerebbe il 20 per cento. L'emigrazione è ancora usata come un valore principale di sicurezza sociale. I profitti aziendali sono in rialzo, mentre salari, previdenza sociale e pensioni si trovano tutti su una spirale discendente.
Vi sono stati tagli nell'indennità di maternità e nel sussidio di disoccupazione; vi sono chiusure di ospedali, tributi ed un aumento dell'IVA. In Irlanda e in tutti i Paesi emergenti vi è grande svendita a prezzi bassissimi di aziende pubbliche e i servizi pubblici saranno privatizzati, restringendo lo spazio e il ruolo del capitale pubblico in modo da creare nuove opportunità di investimento, con profitti garantiti, per il capitale privato, delle aziende.
Crisi strutturale del debito e copertura dei debiti come mezzi per trarre ricchezza dai Paesi emergenti
Il sistema bancario europeo è in estrema difficoltà, iniziata in periferia e ora spostatasi nei Paesi industrializzati. Ogni soluzione fornisce sollievo temporaneo, cui seguirà un ulteriore aggravamento della crisi ed un ennesimo giro di vite sul popolo. La crisi del sistema è usata dai governi nazionali e dal capitalismo monopolistico per arretrare sui diritti dei lavoratori e delle loro famiglie, per riprendersi molto di quanto conquistato nell'ultima metà del XX secolo per quanto riguarda i nostri salari, i nostri termini e condizioni.
La crescente crisi dell'euro e la crisi del debito, definita"somma" crisi, ha tutti i sintomi di essere oltre la loro capacità di soluzione. Ora essi hanno costruito un rapporto di debito strutturato fra gli stati industrializzati ed i Paesi emergenti, pesantemente indebitati, che provocherà massicci trasferimenti di ricchezza dalla periferia al centro, un approccio simile ai termini dettati alle loro ex colonie.
Il capitalismo monopolistico tedesco sta cercando di trarre il massimo vantaggio politico dalla situazione, esigendo ulteriori rigidi controlli sull'azione di governo in materia fiscale e di bilancio degli stati membri da parte delle istituzioni della UE, compresa la Commissione della UE e la Banca Centrale Europea. Chiaramente essi stanno cercando di escludere qualsiasi potenziale strategia economica e sociale alternativa ad opera del popolo.
Il capitalismo monopolistico europeo usa la crisi per stringere ulteriormente la sua stretta. Se riuscirà a erodere ulteriormente la capacità dei popoli e degli stati membri a prendere decisioni indipendenti relativamente a politiche economiche e sociali, con bilanci nazionali che devono essere prima approvati tramite Bruxelles, ciò ridurrà in effetti i governi eletti a semplici lobbisti, in cerca di concessioni qua e là, una serie di lobbisti in mezzo a gruppi di lobby più potenti.
Tre giorni fa il Governo irlandese ha consegnato il suo bilancio; esso era giunto di ritorno dalla Germania stampigliato con il sigillo della UE e segnato "non negoziabile". Perché questo è ciò che è stato detto loro di fare, ed è anche nei loro stessi interessi di classe. Essi proclamano a voce alta che la crisi è diversa in ogni Paese e che noi dobbiamo prevenire il "contagio", eppure essi impongono identiche cure per ciò che essi pretendono essere malattie diverse.
Siamo stati testimoni di due colpi di stato virtuali, in Italia e in Grecia, con due governi sostituiti da quello che eufemisticamente si chiama governo "tecnocratico". Questi attacchi alla volontà democratica del popolo greco ed italiano, in collusione con le forze governative in entrambi i Paesi, sono tra le prime manifestazioni pubbliche ed una reale espressione dello stato corporativo della UE attualmente in costruzione. La realtà che la democrazia borghese sarà troncata per adeguarsi alle esigenze del capitale, quando questo è in crisi, sta diventando più manifesta e visibile. Questa è una loro importante debolezza ideologica e strategica.
Per molti versi è la crisi del sistema che denuncia la natura e i limiti del sistema stesso. In effetti noi costruiamo le nostre strategie sulle contraddizioni e gli errori del sistema.
Compagni,
Noi viviamo in un periodo in cui molti miti si affievoliscono e cessano di avere un'influenza su come la gente vede il mondo intorno a sé.
Mito 1: Che lo stato indipendente sia superfluo nell'era della globalizzazione. Falso! Quando la situazione si è girata in crisi, il primo approdo sono state le risorse dello stato per uscire dalle difficoltà, in Irlanda per la bellezza di € 140 miliardi -, cioè approssimativamente 40.000 € pro capite.
Mito 2: Che la UE sia un'unione di uguali. A partire dalla crisi si è verificato il caso del più debole che deve andare al muro.
Mito 3: Che il capitalismo monopolistico abbia superato le sue contraddizioni di boom e recessione.
Mito 4: Che democrazia e capitalismo vadano per mano. Chiaramente non vero. Ciò che abbiamo nella UE è una forma di stato corporativo, uno stato che diventa più reazionario quando la crisi si accentua.
Mito 5: Che non vi sia alternativa al capitalismo o alle soluzioni imposte per uscire fuori da questa crisi.
Abbiamo bisogno chiaramente di una strategia per costruire e rafforzare la solidarietà della classe lavoratrice in tutta l'Europa, per trovare l'unità su obiettivi e rivendicazioni condivise.
- La classe lavoratrice ha bisogno di alleati
Politiche per sviluppare lotta e resistenza sono chiaramente il tema incalzante che sta dinanzi al movimento comunista ed operaio in questo momento cruciale della storia. Dobbiamo trarre vantaggio da questo e cercare di creare un maggiore spazio ideologico, in cui possiamo presentare una via alternativa popolare per avanzare.
La mancanza di democrazia del capitalismo ed i suoi sforzi per demarcare e restringere le opzioni del popolo sono il suo tallone di Achille. Questo ci sfida a portare il popolo dalla camicia di forza della democrazia borghese, in cui lavoratori e cittadini non hanno alcun reale controllo democratico, alla vera democrazia, in cui vi è pieno controllo sociale su politica, società e sull'economia.
Noi comunisti vogliamo dare potere ai lavoratori per democratizzare tutti i settori della vita.
La democrazia, incentrata sui lavoratori, è il terreno fertile che dobbiamo coltivare e sviluppare. Si tratta del controllo democratico del capitale, del controllo democratico sui mezzi di produzione. Dal nostro punto di vista noi vediamo democrazia e sovranità nazionale come lotte centrali. Altri possono vedere priorità diverse.
- Democrazia
Noi riteniamo che la questione della democrazia e della difesa della democrazia possa aprire nuove strade di lotta ed alleanze con nuove forze e alleati potenziali. Qui non si tratta di difendere la democrazia borghese, ma di mettere in evidenza le sue limitazioni e la sua natura di classe.
Lasovranità nazionale è anch'essa una questione centrale, che ha il potenziale per aprire fenditure nelle posizioni del nemico, per minare e rivelare il fatto che le forze della classe dirigente hanno sempre anteposto, ed anteporranno sempre, i loro interessi di classe ed il loro rapporto con l'imperialismo agli interessi del popolo, in modo più rilevante quelli dei lavoratori.
Certamente, l'esperienza in Irlanda mostra come le forze sociali, che un tempo erano sicuri alleati dello status quo, quali le classi dei professionisti, le piccole imprese e i piccoli agricoltori, ora scoprano la loro influenza politica vanificata, i loro interessi economici sacrificati.
Anche la dirigenza sindacale riteneva di avere un interesse nel sistema, lusingata dalle politiche della "social partnership" [politica di concertazione salariale mediante accordi nazionali triennali tripartiti]. Ora che lasocial partnership è stata abbandonata dallo stato e dagli imprenditori, essa è stata piantata in asso ed è incapace di difendere la classe lavoratrice. Il movimento laburista (sindacale) deve riapprendere la lotta di classe.
E' una lotta che potrebbe benissimo essere lunga. Ci dirigiamo verso una possibile lunga fase di stagnazione, di disoccupazione di massa e di crescente povertà di massa. Essa ci richiederà di mettere in atto la grande esperienza del movimento comunista di oltre un secolo fa.
Intensificare la lotta ideologica
La questione centrale è come sfruttare le divisioni dei nostri nemici ed unificare lavoratori e forze antimperialiste. Quali rivendicazioni contengono il potenziale per avanzare e ribattere gli attacchi in corso?
Attraverso la nostra campagna sul debito abbiamo cercato di smascherare la natura di classe dell'Unione europea. La classe dirigente irlandese antepone gli interessi delle banche monopolistiche europee e delle imprese finanziarie a quelli del popolo. Noi intendiamo denunciare tale abietta dipendenza e rapporto di sudditanza.
- Aree di cooperazione ed unità nella lotta in Europa
L'opposizione all'imposizione del debito collettivo ai popoli dell'Unione europea ci dà la possibilità di unire i lavoratori di tutta la UE, il che costituirebbe una sfida significativa al capitale finanziario.
L'opposizione alla privatizzazione delle imprese pubbliche ed alla commercializzazione dei servizi pubblici è un'altra area dove si possono ottenere cooperazione ed unità.
Azioni di solidarietà nei confronti di lavoratori impegnati a resistere possono anche fornire un'opportunità per spezzare l'isolamento o il cordone sanitario, che le forze della classe dirigente sono riuscite a costruire, facendo credere ad ogni classe lavoratrice nazionale che è lasciata da sola. Abbiamo l'esigenza di sviluppare una strategia per diffondere il "contagio". Questa è una lotta per l'intera classe in tutta la UE per riportare l'internazionalismo della classe lavoratrice alla coscienza dei lavoratori.
- Trasformare la crisi economica del sistema in una crisi politica del sistema?
Il capitalismo crea e funziona su base di sviluppo disuguale. Questo assioma è tanto più chiaramente rivelato in relazione all'attuale crisi, incentrata sull'euro. Lo sviluppo economico e sociale disuguale dei diversi stati membri è chiaro e la crisi economica si manifesta in modo diverso.
Non appena il capitalismo monopolistico cerca di imporre soluzioni e politiche simili, esse colpiscono il popolo in diversi modi. Analogamente la resistenza prende forma sulla base delle tradizioni e condizioni concrete di ogni Paese: lo sviluppo economico e sociale relativo, l'entità e dimensione della classe lavoratrice e la sua consapevolezza, la consistenza e il ruolo sociale ed economico di altre classi sociali e il loro posto nel processo produttivo, la misura in cui il capitale transnazionale penetra e domina sullo sviluppo economico nazionale.
Per citare Lenin, il quale scriveva a proposito della rivolta del 1916 in Irlanda, rispondendo a Rosa Luxemburg, Karl Radek, Trotsky e altri di sinistra,"...immaginare la rivoluzione sociale come un fenomeno reale.
"Colui che attende una rivoluzione sociale 'pura' non la vedrà mai. Egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera rivoluzione.
"La rivoluzione socialista in Europa non può essere nient'altro che l'esplosione della lotta di massa ad opera di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente - senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione" (Lenin, L'insurrezione irlandese del 1916, O.C. vol. 22, pag. 351)
Prendendo in considerazione le condizioni materiali concrete di ciascun Paese
Se noi accettiamo che la "rivoluzione sociale sia un fenomeno vivente", quali sono le condizioni materiali e le forze sociali che dobbiamo comprendere, con cui cercare di interagire e da convincere? Certamente in Irlanda i secoli di dominazione coloniale, la divisione continuata del Paese e la profonda divisione all'interno della classe lavoratrice ci impongono di riflettervi e di comprendere quella realtà.
In Irlanda la coscienza nazionale è più sviluppata della coscienza di classe; e non è neppure sufficientemente forte da resistere o spiegare ciò che succede, o fornire un modo per progredire autonomamente. E' la combinazione delle questioni sociali e nazionali, mostrando che esse sono inseparabili, che fornisce la struttura per un possibile movimento di progresso, mostrando che dominazione e controllo da parte dell'Unione europea possono essere spezzati soltanto dalla classe lavoratrice, in quanto la classe dirigente irlandese è di per sé un socio minore ed un gregario rispetto agli interessi dell'imperialismo, in primo luogo della UE.
Non possiamo copiare la storia, possiamo soltanto imparare da essa ed applicare le lezioni.
Chiaramente, il socialismo è l'unica alternativa al capitalismo, ma la domanda di come trasformiamo la crisi economica del sistema in una crisi politica del sistema è la sfida che fronteggia le forze rivoluzionarie.
Strategie per riflettere la storia di ogni popolo
I comunisti irlandesi hanno richiesto di rifiutare il debito; non è un debito del popolo e non dovrebbe essere pagato. Noi abbiamo richiesto il controllo sociale del capitale, per un controllo democratico sulle risorse naturali, per una strategia economica, politica e sociale alternativa panirlandese. Queste sono politiche e rivendicazioni diametralmente avversate dal capitalismo monopolistico, esse ci mettono in conflitto con la classe dirigente irlandese e la UE.
Crediamo che il capitalismo sia incompatibile con la democrazia: il capitalismo insiste sul fatto che il controllo sociale è inauspicabile, negativo e impossibile.
Aprendo la strada al socialismo
Chiaramente vi sono molte lezioni da imparare dalla costruzione del socialismo nel XX secolo e dagli attuali sforzi nel costruire il socialismo in condizioni difficili, in cui l'imperialismo è l'influenza e il potere, dominante a livello globale, in campo militare, economico, politico e culturale, come lo era nel XX secolo. La nostra storia dev'essere analizzata ed affrontata, con onestà e in modo critico, come un elemento necessario nella battaglia contro l'anticomunismo. Ora più che mai dobbiamo difenderci dal settarismo e dogmatismo di sinistra tanto quanto dal riformismo, opportunismo e disfattismo.
Il socialismo e la lotta per il socialismo nel XXI secolo prenderanno forma sulla base dell'esperienza del XX secolo ma tenendo conto, più significativamente, delle lotte di classe e antimperialiste del XXI secolo e dall'equilibrio tra potere e forza dell'imperialismo.